L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la Salute Sessuale come uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale in relazione alla sessualità, e non semplicemente l’assenza di malattia, disfunzioni o infermità.
Secondo la Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948 (di cui vi abbiamo parlato QUI) ogni individuo, semplicemente in quanto tale, ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute sua e della propria famiglia.
La salute sessuale è quindi un qualcosa che appartiene ad ognuno di noi e richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizione, discriminazione e violenza. Per la salute sessuale, da raggiungere o mantenere, i diritti sessuali di tutte le persone devono essere rispettati, protetti e messi in atto.
Col fine di garantire tali diritti nel 2014 la WAS, World Association for Sexual Health ha aggiornato e ripubblicato la Dichiarazione dei Diritti Sessuali: il documento riafferma la sessualità come aspetto centrale dell’essere umano comprendendo il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione, e riconoscendola nel complesso come fonte di piacere e benessere che contribuisce a un senso di realizzazione e soddisfazione personale.
Per poter garantire quindi il riconoscimento e il raggiungimento della salute sessuale di ogni individuo, identifica i 16 diritti sessuali innegabili in quanto diritti umani riguardanti la sessualità:
- Il diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione.
- Il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona.
- Il diritto all’autonomia e all’integrità corporea.
- Il diritto ad essere liberi dalla tortura e da trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti.
- Il diritto ad essere liberi da tutte le forme di violenza e di coercizione.
- Il diritto alla privacy.
- Il diritto al miglior standard raggiungibile di salute inclusa la salute sessuale, con la possibilità di esperienze sessuali piacevoli, soddisfacenti e sicure.
- Il diritto a godere di benefici del progresso scientifico e della sua applicazione.
- Il diritto all’informazione.
- Il diritto all’istruzione e il diritto ad una educazione sessuale approfondita ed esauriente.
- Il diritto a contrarre, dare forma e sciogliere matrimoni e altre forme similari di relazione basate sull’uguaglianza e sul libero e pieno consenso.
- Il diritto a decidere se avere figli, quanti e quando averne, e ad avere le informazioni ed i mezzi per farlo.
- Il diritto alla libertà di pensiero, opinione ed espressione.
- Il diritto alla libertà di associarsi e riunirsi pacificamente.
- Il diritto alla partecipazione alla vita pubblica e politica.
- Il diritto ad accedere alla giustizia, alle azioni giudiziarie e al risarcimento.
Il termine sessualità intende quindi un’insieme di fattori culturali, sociali, personali, biologici e psicologici che non possono essere limitati in un sistema binario ma che necessitano di una comprensione più ampia della diversità e dell’individualità di ogni persona.
Per parlare di sessualità in modo completo si deve quindi parlare di sesso biologico, di identità di genere, di espressione di genere e di orientamento sessuale.
Con il termine sesso biologico si intendono le caratteristiche biologiche che definiscono gli umani come femminili e maschili.
Ognuno di noi possiede nel proprio corredo cromosomico una coppia di cromosomi sessuali XX o XY, questi determinano poi nel nostro organismo la produzione di una serie di ormoni che controllano lo sviluppo di caratteri sessuali femminili o maschili come ovviamente le ovaie, l’utero, la vagina, il seno, i testicoli e il pene, e meno ovviamente il tono della voce, la peluria, il tono muscolare, la distribuzione del grasso corporeo e alcune differenze scheletriche.
Là dove però uno potrebbe essere portato a pensare che la dicotomia maschio/femmina sia corretta, la natura stessa insegna che non è così: esistono persone intersessuali il cui corredo cromosomico si associa alla presenza di genitali esterni di entrambi i sessi o del sesso opposto, che possono godere di perfetta salute e non necessitare mai, nel corso della loro vita, di un intervento di riassegnazione – intervento che, di contro, viene spesso eseguito in età infantile a sole finalità estetiche e può determinare una disforia tra il sesso assegnato e l’identità della persona in questione.
Con il termine identità di genere si intende il genere in cui una persona si identifica, indipendentemente dal suo sesso biologico: questo può essere uomo, donna, o qualsiasi cosa nel mezzo a prova delle differenze di ciascuno di noi.
L’idea di non potersi riconoscere nel proprio corpo non ci è del tutto estranea: ognuno di noi si sarà guardato allo specchio almeno una volta nella vita e avrà visto una persona con qualche in chilo in più, o magari qualche muscolo in meno, un taglio di capelli sbagliato, un apparecchio ai denti poco grazioso, etc. Ora provate a immaginarvi di svegliarvi ogni mattina e di vedere riflessa nello specchio una persona che non siete voi, non per un singolo dettaglio, ma per quanto di più intimo ci sia al mondo: il vostro sesso. Quella riflessa però è la persona che anche il resto del mondo vede e che quindi si aspetta che voi siate, spesso stereotipata in atteggiamenti e interessi che voi non condividete.
Le persone transgender e transessuali possono vivere questa situazione ogni giorno: la disforia di genere è caratterizzata infatti dall’identificazione della persona con un genere diverso dal quello assegnato alla nascita. Possibili cause della disforia di genere includono motivi genetici e livelli ormonali prenatali, recenti studi hanno infatti indicato che le persone transgender tendono ad avere strutture cerebrali simili a quelle del genere in cui si identificano già da prima di iniziare una eventuale terapia ormonale sostitutiva.
Per ruolo di genere si intende l’espressione esteriore dell’identità di genere di una persona, riguarda il ruolo che la persona ha nella società e il modo in cui si presenta. Il ruolo di genere è quello che per anni ci ha spinto ad associare i giocattoli degli attrezzi meccanici ai bambini e delle bambole alle bambine, è quello che ci spinge a pensare che un ragazzo debba essere appassionato di videogames mentre una ragazza debba preferire il make up, o ancora che una donna che veste da uomo debba essere lesbica mentre un uomo che cura l’aspetto debba essere gay. Frainteso e stereotipato, il ruolo di genere dovrebbe essere invece la libertà che ogni individuo ha di esprimere se stesso.
Per orientamento sessuale si intende invece l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale di una persona verso qualcun altro: le definizioni online tendono ad aggiungere che questa possa essere volta verso individui dello stesso sesso, del sesso opposto al proprio o di entrambi.
In realtà i meccanismi che ci spingono ad essere attratti da qualcun altro sono così complessi e ampi che trovo riduttivo ricondurre tutto, anche in questo caso, al semplice genere della persona delle nostre attenzioni.
Gay, lesbiche, bisessuali sono termini conosciuti, ma risulta fondamentale distinguere l’affettività dall’attrazione sessuale, sapere che queste possano non essere volte verso il solo genere di una persona ma anche verso il suo modo di fare: potremo così accettare le diversità che muovono ognuno di noi e comprendere termini meno conosciuti come pansessualità, ossia l’attrazione, sessuale o emotiva, verso una persona indipendentemente dal suo sesso e in relazione alla sua personalità, o ancora asessualità, ossia la possibilità di sentirsi affettivamente ed emotivamente attratti da qualcuno e di costruire una relazione stabile e duratura anche in assenza di interesse sessuale.
A primo impatto la sigla LGBTTQQIAAP fa paura un po’, ma è così estesa proprio nel tentativo di non escludere nessuna individualità, riconoscendo quindi che non esiste un solo modo di vivere la propria sessualità o, più correttamente, un modo giusto e un modo sbagliato ma che ognuno di noi è perfetto nella sua unicità in quanto essere umano: in poche parole non siamo fatti in bianco e nero ma abbiamo un’infinità di possibili sfumature in cui collocarci.
La legge Cirinnà del 2016 ha riconosciuto per la prima volta in Italia queste possibilità e ha dato validità alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, concedendo a queste coppie diritti e doveri simili ma non uguali a quelli del matrimonio di coppie eterosessuali; nonostante però si facciano dei primi passi avanti da un punto di vista legale, il report di Arcigay continua a riportare 196 nuove storie di omotransfobia censite dal 17 maggio 2016 e 2017, stima probabilmente al ribasso.
Riconoscere il diritto di ogni essere umano ad essere ed esprimere se stesso non vuole essere un attacco a chi si sente offeso da identità di genere e orientamenti sessuali con cui non riesce a relazionarsi: “l’amore è un diritto umano” dicono molte campagne portate avanti dalla comunità LGBT+ e non solo, abbiamo la necessità di far valere questo diritto per tutti senza più differenze o discriminazioni.
Sono stanca di nascondermi, stanca di mentire per omissione. Ho sofferto per anni, perché ero spaventata all’idea di rivelarmi. Il mio spirito ha sofferto, la mia salute mentale e anche le mie relazioni ne hanno sofferto.
[…] Sono giovane, lo so, ma ho imparato che l’amore, la sua bellezza, le sue gioie e, sì, anche i suoi dolori, sono il regalo più bello che un essere umano possa dare e ricevere.
E noi ci meritiamo di di vivere l’amore pienamente e come tutti gli altri, senza vergogna e senza compromessi.
Coming out di Ellen Page.
Maria del Prato