Al Teatro dei Rinnovati venerdì 16, sabato 17 alle ore 21.15 e domenica 18 dicembre si è tenuto un imperdibile spettacolo: la compagnia Arca Azzurra Teatro si è cimentata nella rappresentazione de “l’Avaro di Molière”, capolavoro del commediografo francese.
La commedia, ambientata a Parigi, è stata scritta nel lontano 1668; il protagonista, interpretato da Alessandro Benvenuti, è Arpagone, un padre così avaro che ha deciso di vivere di stenti pur di risparmiare e accumulare il suo tesoro in giardino. La sua taccagneria ostacola anche i matrimoni dei due suoi figli: Elisa e Cleante.
La sorella maggiore, ormai trentenne e quindi ben oltre l’età da marito, è innamorata di Valerio, un giovane che ha accantonato le sue nobili origini facendosi assumere in qualità di servo consigliere del padre, pur di stare vicino alla sua amata. Cleante si è innamorato della bella Marianna, una ragazza che, data la grave malattia della madre, è costretta a sposare un uomo ricco che la possa riscattare dal punto di vista economico. Ma il pretendente è proprio l’Avaro, che, ignaro del sottaciuto amore del figlio, vuole sposare la ragazza nella speranza che abbia una ricca dote e senza aggiungere elevati costi per il mantenimento. Il padre ha anche già provveduto alla sistemazione dei suoi due figli: Cleante si sposerà con una vedova ed Elisa con un vecchio disposto ad accettarla senza dote.
La storia, come tutte le commedie, segue delle vicende contorte e piene di effetti a sorpresa, soffermandosi sulle tematiche del rapporto tra genitori e figli, sulla possibilità di realizzare l’amore e la felicità in un matrimonio anziché la convenienza economica e infine su quanto il denaro può accecare la mente dell’uomo ed indurlo a travalicare i principi morali.
Saranno determinanti nell’evolversi della vicenda alcuni aiutanti come la mezzana Frosina, Freccia, servo di Cleante, e Mastro Giacomo, il tuttofare di casa. Proprio Freccia scoverà il tesoro di Arpagone sepolto in giardino e l’Avaro, disperato, inizierà subito un’indagine, al termine della quale non si scoverà il ladro, ma emergerà un nuovo determinante personaggio: Anselmo, che si scopre padre di Marianna ma anche di Valerio. In questo modo entrambe le coppie potranno coronare il loro amore ed Arpagone potrà riabbracciare il suo amato denaro restituitogli dal figlio.
Una commedia ricca di intrecci, colpi di scena e insegnamenti morali, affrontata e reinterpretata in chiave moderna dalla compagnia teatrale. Scompare la divisione classica in cinque atti in luogo di una bipartizione dei tempi con una pausa centrale, mentre la scenografia è molto semplice, soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione dell’interno della casa dell’Avaro, proprio per rispecchiare la parsimonia di costumi a cui aveva costretto tutti. Unico cambio di scena, la rappresentazione del fiorente giardino di Arpagone.
I costumi hanno ben rappresentato le mode dell’epoca, soprattutto nella scena finale in cui appare il padre ritrovato Anselmo e i due figli vestiti ormai con abiti lussuosi. Ben curate anche le musiche, da ariette di musica classica al suono scrosciante della pioggia, alle divertenti musichette che accompagnavano i continui cambi d’abito del tuttofare Mastro Giacomo, prima cuoco, poi cocchiere.
Uno spettacolo ben riuscito, che ha coinvolto l’intero pubblico di tutte le età, trasportandoli nella Parigi del Settecento e dando la possibilità di confrontarsi con valori che non sono poi tanto dissimili da quelli odierni.
Martina Ragone