Tutti noi, ormai, sappiamo bene quale categoria di esseri umani viene normalmente designata col termine “pancina”: la mamma informata, mangiatrice di placenta, allattatrice compulsiva, superstiziosa e bigotta al tempo stesso. Le pancine sono sicuramente state uno dei fenomeni #social del 2017, portato in auge principalmente dalla pagina Facebook “Il Signor Distruggere”, e il nomignolo è uno di quelli con cui le mammine sono solite chiamarsi tra di loro nei forum o nelle pagine sulle quali si confrontano sui temi che più le interessano (ad esempio: posso far specchiare il mio bimbo anche se non è stato ancora battezzato? Oppure: quanto tempo aspettate prima di ricominciare a lavarvi dopo la fine del ciclo?).
Gli screen pubblicati da Distruggere fanno abbastanza ridere, ma alla fin fine fanno soprattutto piangere, riflettere, e considerare sinceramente la necessità di una patente per la procreazione. Su quelle pagine si legge di tutto, ma a regnare sono in primis la scaramanzia, il moralismo (come dimenticare gli screen #pancinahot, che farebbero sembrare delle vere pazzerelle perfino le suore di clausura?) e, regina indiscussa, l’ignoranza. Naturalmente, crescendo l’interesse nei confronti del fenomeno, si sono moltiplicati i fake e si è arrivati a mettere in dubbio la veridicità di gran parte del materiale pubblicato sulla pagina del Signor Distruggere, ma parliamoci chiaro: che siano tutti veri o meno, ha poca importanza.
Quello delle pancine d’amore è un fenomeno culturale che si inserisce a pieno titolo nella corrente di becero complottismo, di glorificazione dell’ignoranza, di sfiducia e disprezzo nei confronti della cultura che ha portato negli ultimi anni a rigurgiti di maschilismo, razzismo, chiusura mentale estremi- e che si estende ben oltre i confini italiani. Basti pensare ai novax. Oppure ai fiorenti gruppi di nazivegani, o di fruttariani emaciati, pronti ad augurare un’atroce morte a chiunque si nutra anche solo per sbaglio di una fettina di prosciutto. Veri e propri culti dell’essere contro per l’amore di esserlo, del tornare indietro di mille anni, religioni della stupidità e dell’ignoranza più smargiassa e fiera; non importa cosa dicano gli altri, noi siamo tanti, scriviamo post senza le virgole su Facebook, e abbiamo ragione.
Tolto il fatto che, anche se avessimo ancora dei dubbi, ognuno di noi a pensarci bene ha una cugina, una zia o un’amica che è una papabilissima pancina.
Ma quali sono i temi più cari alle nostre signore? Partiamo da quello più adatto alla cena: la placentofagia.
Cosa potete immaginare di più soddisfacente, dopo aver partorito, che mangiare la vostra stessa placenta, con un bel piatto di fave ed un buon Chianti? Se state per vomitare, sappiate che potete anche essiccare la placenta e trasformarla in comode capsule ingeribili da assumere la mattina con un bicchierone d’acqua.
Secondo le pancine (di tutto il mondo- la moda spopola anche in UK e negli Stati Uniti) la placenta, che fondamentalmente dopo il parto non è altro che un ammasso di membrane espulse e vasi sanguigni, ha delle proprietà letteralmente miracolose nel ripristinare le forza della puerpera e addirittura prevenire la depressione post-partum, e portano l’esempio degli animali che se ne nutrono immediatamente dopo il parto. Tolto il fatto che non tutti gli animali lo fanno, si ritiene che più che come fonte di proteine questa pratica nel regno animale rappresenti un modo per nascondere le tracce del parto agli occhi dei predatori; del resto, nessuno studio ha mai dimostrato l’esistenza di una simile abitudine in comunità umane, nemmeno le più tribali.
Del resto, nemmeno sono stati mai dimostrati i benefici della placentofagia, mentre ne sono stati studiati i rischi: mangiare la placenta potrebbe esporre a gravi contaminazioni batteriche, come è successo ad un neonato in America, la cui madre si era infettata con i bacilli di Streptococco presenti nelle capsule di placenta, trasmettendolo al figlio e mettendolo in pericolo di vita.
Se infine proprio non volete mangiarla, potete darvi alla placenta art trasformandola in un bel quadro o un ciondolo molto alla moda, oppure piantarla in un vaso come rito new age e totalmente inventato di celebrazione della vita; e se avete dubbi sulla veridicità di questa pratica, qui potete osservare la showgirl Claudia Galanti che beve orgogliosa un bel bicchiere di placenta frullata.
Un altro grande cavallo di battaglia sono i test home made per scoprire il sesso del nascituro:
Oppure le superstizioni importanti:
Senza dimenticare che figli maschi e figlie femmine non possono certo avere gli stessi diritti (ci sono post a bizzeffe sul tema “come posso dire a mia figlia di 18 anni che lei non può andare in vacanza da sola con le sue amiche anche se il fratello di 16 ce lo mando?”) o il timore che perda la verginità a causa di un Tampax:
Sulle pagine frequentate dalle pancine (Pancine, Mamme & Bimbi, Mamme, pancine & tanto amore, Mamme pancine e gioia) si trovano queste ed altre amenità, insieme a foto di pancioni, torte di dubbio gusto rappresentanti vagine e teste di bambini fuoriuscenti, scambi di opinioni su come gestire la vita sessuale col partner che farebbero accapponare la pelle a chiunque, gare di allattamento prolungato con donne che sostengono di voler arrivare almeno al sesto anno di età del figlio (che sicuramente, una volta grande, non avrà bisogno di uno psicanalista). Madri che rappresentano la gravidanza e la maternità come la loro unica fonte di soddisfazione, e questo loro stato di perenne alienazione come la difesa di valori che, a sentir loro, pare siano l’ultimo baluardo a difesa della civiltà occidentale.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, e anche se tutti noi vorremmo davvero tanto credere che si tratti di troll, con ogni probabilità non è così. Leggendo questi post, in fondo, non ci stupiamo nemmeno troppo. Qual è alla fin fine la differenza con il vicino che parla di scie chimiche, con il genitore che rifiuta di vaccinare il figlio, con il complottaro della domenica che sostiene che siamo tutti controllati tramite microchip o ancora con il tizio che sostiene che dovremmo tornare alla “famiglia tradizionale”, le donne a casa e gli uomini al lavoro (e i froci al rogo)?
Le mamme pancine non sono che un’altra grottesca sfaccettatura della complessa sfera che una società ricca e benestante riceve come premio per aver trascurato l’educazione dei propri figli, che sono diventati adulti ignoranti e rancorosi, felici di rifugiarsi in qualche superstizione, rituale o religione del nuovo millennio.
Lucia Cherubini