Sono trascorsi 20 anni da quando il panorama videoludico è stato scosso dalla pubblicazione su PlayStation, nel settembre del 1998, di Metal Gear Solid, terzo titolo della serie Metal Gear; il titolo venne immediatamente acclamato dalla critica ed ebbe un vasto successo commerciale (oltre 6 milioni di copie vendute): conseguenza naturale è che il suo autore, Hideo Kojima, sia stato consegnato all’olimpo degli sceneggiatori di videogiochi.
Kojima-san è stato riconosciuto come uno dei pochi autori capaci di rivoluzionare il modo di concepire l’esperienza videoludica, ricercando, in particolare, una connessione tra quest’esperienza e il mondo della cinematografia, di cui egli è fortemente appassionato; ha intuìto che i videogiochi, come il cinema, possano narrare storie toccanti e veicolare messaggi rilevanti, tanto che la serie Metal Gear è celebre anche per aver trattato temi come l’ingegneria genetica, la deterrenza nucleare, il legame tra un soldato e il proprio Paese.
Dinanzi a un’opinione pubblica ancora oggi legata ad un’idea antica e svalutante dei videogiochi, Hideo Kojima può essere allora considerato come uno di coloro che maggiormente ha contribuito all’idea del videogioco come ottava arte: certamente strumento di svago, ma anche occasione di riflessione e di arricchimento del proprio bagaglio culturale.
Hideo Kojima ha deciso, nel 2015, di chiudere i rapporti con Konami, la storica casa produttrice che lo aveva assunto nel 1986, e di continuare il suo lavoro con la Kojima Productions, studio reso indipendente dal controllo di Konami.
È comprensibile allora la forte eccitazione per la prossima uscita del primo titolo sviluppato dalla Kojima Productions, Death Stranding.
Il primo teaser trailer di Death Stranding viene svelato al Electronic Entertainment Expo 2016, e introduce subito il protagonista del gioco, Sam, interpretato da Norman Reedus (celebre soprattutto per il suo ruolo in The Walking Dead) tramite motion capture. E non è l’unico attore che comparirà in Death Stranding: con lui anche Lindsay Wagner, Léa Seydoux, Mads Mikkelsen, e vi sarà spazio anche per il regista Guillermo del Toro.
Dai quattro trailer sinora pubblicati emergono dettagli riguardanti la trama: Sam, il protagonista, viene definito ‘the man who delivers’, dunque si occupa di consegne in un mondo futuristico e prevalentemente desertico popolato da creature minacciose e invisibili, la cui presenza è segnalata da grandi impronte di mani impresse sul terreno; creature che Sam può vedere solo attraverso un particolare braccio meccanico facente parte del suo equipaggiamento.
Il mondo che Sam attraversa vede inoltre cadere una particolare pioggia, detta ‘Timefall’, che invecchia tutto ciò che tocca: possiamo infatti notare nei vari trailer l’erba che, bagnata dalla pioggia, nasce, cresce e muore istantaneamente.
Mentre l’elemento della trama che desta più curiosità (e forse l’elemento più assurdo di tutto il gioco) è costituito dai feti rinchiusi in particolari dispositivi che alcuni personaggi recano con sé.
Il titolo del gioco rimanda sia allo spiaggiamento di cetacei e pesci (che viene mostrato più volte nei vari trailer) che alle corde (strands) che collegano anzitutto le persone: Kojima stesso, parlando a IGN ha citato un racconto di Kōbō Abe:
«Il bastone è stato il primo strumento creato dall’umanità per mettere una distanza tra sé e le cose minacciose, per proteggersi. Il secondo strumento creato dall’umanità è stato la corda. Una corda è usata per legare cose importanti e tenerle vicine»
Kojima in Death Stranding intende dunque adottare un approccio al multiplayer sensibilmente diverso rispetto a quanto visto negli ultimi anni: vuole portare i giocatori non ad utilizzare i bastoni, bensì le corde; quindi intende valorizzare l’elemento collaborativo piuttosto che aggressivo del multiplayer.
In questo senso, Kojima ha posto un parallelo tra Death Stranding e il suo primo Metal Gear del 1987, in quanto ad impatto sul panorama videoludico: Metal Gear, all’uscita, venne definito semplicemente un action game, quando invece fu il titolo che di fatto fondò il genere stealth; in questo senso Death Stranding potrebbe rivelarsi il titolo pioniere di un nuovo genere di videogiochi.
Le ‘corde’, in Death Stranding, simboleggiano anche il collegamento tra la vita e la morte. Kojima ha infatti ideato una particolare forma di respawn: quando il protagonista muore, si ritrova fuori dal proprio corpo e gettato in un mondo sottomarino, in uno stato tra la vita e la morte; una volta tornato nel proprio corpo, tutti gli accadimenti che hanno portato alla precedente morte lasciano un segno nell’ambiente circostante: nel terzo trailer si può notare come il protagonista, ucciso da un’esplosione generata da una gigantesca entità, una volta tornato in vita osservi il cratere generato dalla stessa esplosione.
Il mistero che ancora avvolge la trama nel suo complesso oltre che il gameplay, le importanti novità annunciate, la prestigiosa firma di Hideo Kojima, che per la prima volta agisce attraverso uno studio indipendente: tutto questo consente di catalogare Death Stranding tra i giochi più attesi del momento, e l’hype è stato rinnovato dall’ultimo trailer svelato all’E3 2018 dello scorso giugno.
Purtroppo, ancora non siamo a conoscenza della data di uscita di questo titolo che si preannuncia tuttavia rivoluzionario. Nel frattempo, possiamo solo chiedere a Kojima: “Mr. Kojima, don’t keep us waiting!”.
Daniele Stricagnoli