In un recente articolo pubblicato qui su Piazzadelcampus si parlava della comunicazione politica degli ultimi tempi. Ho riflettuto su alcuni input riguardanti il pensiero dell’autore sulla linea comunicativa di alcuni partiti, in particolare quella di La Lega.
Tutto ciò ha creato un bug nel mio cervello: credo che la linea comunicativa sia studiata molto bene, si tratta di una strategia efficace che – tra gli altri – ha come obbiettivo quello di creare confusione. E’ possibile? Forse si.
Il mezzo utilizzato sono i social network.
Salvini è un abilissimo comunicatore (basti pensare chela sua pagina Facebook ha 3,4 milioni di like). O meglio, il suo team è composto da abilissimi comunicatori. I “capi” sono Luca Morisi e Andrea Paganella, che gestiscono l’azienda SistemaIntranet di Mantova. Fabio Visconti, Andrea Zanelli, Leonardo Foa e Daniele Bertana sono i membri del team social. Il loro successo è innegabile: anche grazie a loro si è arrivati al risultato elettorale che conosciamo (ma qui possiamo darci una rinfrescata alla memoria), il tutto partendo da quello che era un momento di crisi per la Lega.
Nella campagna comunicativa social sembra che nulla sia lasciato al caso, e che – anzi – ci sia una precisa strategia: tutto parte, ovviamente, dai post. Un vero e proprio bombardamento. Poi, grazie a un sistema d’analisi computazionale dei post stassi e delle reazioni che hanno avuto, il team riesce a indirizzare contenutisticamente i post successivi, creandoli sulla falsa riga di quelli che hanno avuto maggior successo.
Il sistema d’analisi si chiamerebbe “La bestia” e nascerebbe dalla mente di Luca Morisi e Andrea Paganella.
Questo processo di calibratura dei post effettuata utilizzando la sentiment analysis è nascosto, sta nei retroscena. Gli effetti – invece – li vediamo molto spesso: il risultato è facilmente rintracciabile in ciò che arriva sulle bacheche delle principali piattaforme social e rimbalza in esse, per poi arrivare sui quotidiani, nei telegiornali & Co. È Salvini con il suo team a dettare l’agenda, a dire di cosa si parla? Si, ma solo dopo aver effettuato una sorta di analisi di mercato. Il tutto – poi – si complica: il post o il video su Facebook delle 17.00 verrà commentato da Mentana alle 20.00, con l’effetto di alimentare l’ondata di confusione. Si, confusione: credo che tra gli effetti della comunicazione salviniana sia da non sottovalutare.
Questa creazione di disordine mentale – a mio parere – avviene su più livelli: banalmente, il primo riguarda la confusione visiva, cioè la prima cosa che vede un utente social, e trova un esempio nella famosa querelle delle uniformi.
Chi sei, chi ho di fronte? Un Vigile del fuoco, un ministro? Un Vigile urbano, un Alpino?
Il secondo livello di confusione riguarda quello contenutistico; in particolare ciò che mi spiazza è il fatto che un vicepresidente del consiglio riesca a passare con una certa disinvoltura dall’infantile denigrare il “nemico” alla pulizia etnica, il tutto passando per la Nutella.
Il terzo livello di confusione è intrinsecamente legato al ruolo: in Salvini politico e istituzionale s’intersecano, come del resto il privato. Chi abbiamo di fronte? Il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’Interno, un buongustaio con molti followers dedito al foodporn e amante della cassoeula, oppure il segretario di un partito in perenne campagna elettorale? L’esempio è quello dell’arrivo di Cesare Battisti: in quel momento chi era Salvini? Copriva il ruolo istituzionale di “accogliere” il condannato estradato al suo arrivo in Italia o/e era il leader della Lega che faceva propaganda?
Insomma, quando Salvini pubblica la foto di lui con tagliatelle e felpa polizia, cosa succede nel mio cervello? L’effetto di questo bombardamento a tappeto di confusione mi porta spesso ad essere inerme: lo spiazzamento mi rende un cucciolo di qualche tenero animale – ancora cieco – su cui chiunque potrebbe agire indisturbato. Non sono un super-nerd, ma col Game Boy ci ho giocato, e mi ricordo questa frase nel videogioco dei Pokemon: “Così confuso da colpirsi da solo”.
Ecco, spero non mi succeda per davvero.
P.S.
Fino ad ora si è parlato di quella che potrebbe essere parte di una precisa strategia comunicativa e delle conseguenze che potrebbe avere, come il rimanere spiazzati e inermi. Il passo successivo credo sarebbe quello di fare un’analisi dei contenuti e dei possibili obbiettivi della comunicazione della Lega. Questo permetterebbe di capire cosa e perché mi viene così efficacemente trasmesso mentre io rimango inerme e acritico. Al di là delle risposte immediate – ad esempio il discorso migranti (contenuto) e il successo elettorale (obbiettivo) – credo sia un argomento estremamente complesso e che qui ed ora richiederebbe troppo spazio per essere affrontato.
Ma ci si può riflettere, eh!